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Poesie

  • cena: 127,00PLN

“Non ho alcuna esitazione nell'affermare che Czeslaw Milosz è uno dei più grandi poeti del nostro tempo e forse il più grande” scriveva qualche anno fa un altro poeta, Iosif Brodskij. Poi giunse, nel 1980, il premio Nobel e molti lettori in tutto il mondo cominciarono a scoprire l'opera complessa e intensa di questo scrittore, che da anni si trovava nella paradossale condizione di essere circondato da persone che non leggevano la sua lingua, mentre i suoi libri erano proibiti a coloro che la leggevano. Nato in Lituania nel 1911, esule dalla Polonia sin dal 1951, Milosz ha ricevuto quella che si potrebbe definire l'educazione standard dei paesi dell'Europa orientale, che ha incluso, fra l'altro, l'esperienza del cosiddetto Olocausto, gia' da lui profetizzata nelle liriche della seconda metà degli Anni Trenta. E  la sua terra, dopo essere stata devastata fisicamente, gli venne sottratta e distrutta spiritualmente (Brodskij). Questo poeta metafisico, in perpetua complicita' con l'invisibile, è stato costretto dalla storia a vivere l'invisibile innanzitutto nella sua forma più letterale e più ossessiva: come ressa dei morti e delle cose scomparse. Il poeta è qui sempre il sopravvissuto, che si mormora un verso sobrio e terribile. E il cuore non muore quando sembra che dovrebbe. Quei morti sono subito lontani come l'imperatore Valentiniano, come i condottieri dei Massageti, di cui non si sa nulla, eppure tendono a riapparire, seduti a un caffe' familiare, e guardano il sopravvissuto, scoppiando a ridere. Che il passato sia connesso a una devastazione totale dà alla memoria, in Milosz, una dimensione di conquista dell'immagine sul fondo del vuoto. Per questo ogni oggetto, ogni nome, ogni albero da lui nominato hanno una tale evidenza, lacerata ed estatica. Essi si pongono tutti vicino a quella frontiera mobile oltre la quale colore e suono si compiono E sono congiunte le cose di questa terra. Quella frontiera ci separa da una terra visionaria: Blake e Swedenborg ne hanno dato notizia, e la loro voce risuona in Milosz. Questa raccolta di poesie, dovuta a Iosif Brodskij, è la prima apparsa in Italia.

ksiazka
tłumacz Pietro Marchesani
liczba stron 202

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